Le campagne per la sensibilizzazione contro il fumo da sigaretta non sembrano, purtroppo, avere grande ascendente sui più giovani.
Parliamo proprio della fascia di età più sensibile, ancora in fase di sviluppo, tra gli undici e i quindici anni: il numero di ragazzi che iniziano a fumare a questa età è raddoppiato rispetto ai primi anni ‘90. Il dato, così come tracciato all’interno della rivista Plos One per uno studio realizzato all’interno del progetto ALEC, Ageing lungs in european cohorts, è preoccupante.
Rispetto al 1990, la fascia dei fumatori che iniziano a fumare tra i 16 e i 20 anni è rimasta pressoché invariata. Più del doppio, invece, quella che riguarda gli under 15, soprattutto nei Paesi europei e nel Sud del mondo. In tutte queste zone l’età media di chi inizia a fumare si è abbassata pericolosamente. Per effettuare questa analisi è stato creato un campione di 140mila fumatori provenienti da 17 Paesi europei diversi.
Il fatto che si fumi già dall’adolescenza può comportare diversi problemi gravi alla crescita dei giovani adulti. A questa età, spesso spinti da un meccanismo di pura imitazione, possono sviluppare più facilmente una dipendenza che potrebbe essere letale per loro e per le generazioni successive.
Basti pensare a quello che potrà accadere nel lungo periodo: il fumo resta una delle più grandi cause di morte, e abbassando l’età in cui si inizia a fumare si abbassano anche le aspettative di vita. Non solo. I genitori che fumano possono causare più facilmente forme di asma nei propri figli.
Uno studio dell’International Journal of Epidemiology ha infatti evidenziato come l’asma colpisca i figli dei padri che hanno iniziato a fumare prima dei 15 anni.
La sigaretta sta mettendo a rischio intere generazioni. E’ indispensabile più che mai non favorire la dipendenza da nicotina negli adolescenti, impedendo con tutti i mezzi a disposizione di farli avvicinare alle prime sigarette.