
Il tumore al seno è una delle forme di cancro più diffuse. Il suo sviluppo coinvolge anche altri organi (vedi i polmoni) poiché le cellule tumorali riescono a staccarsi dal nucleo originario e raggiungono altre parti del corpo attraversando i vasi sanguigni.
La malattia colpisce quasi totalmente donne e può manifestarsi in maniera benigna e maligna. Il rischio di contrarre questo tipo di tumore aumenta con l’avanzare dell’età ed è maggiore in donne che hanno avuto esperienze simili in famiglia, ma anche per chi fuma e conduce uno stile di vita poco attivo. Fra i sintomi più comuni ci sono il gonfiore concentrato al seno, il dolore al capezzolo, l’increspatura della pelle.
La diagnosi avviene attraverso una serie di esami, consigliati per prassi a tutte le età, già a partire dai vent’anni, le ragazze dovrebbero sottoporsi al controllo annuale di un ginecologo o di uno specialista senologo. Arrivate ai cinquanta, le visite dovranno essere fatte in maniera più attenta e ricorrente.
L’esame più comune è quello realizzato dal medico attraverso la palpazione: tramite questa manovra, è possibile verificare la presenza di noduli e, in base alla forma, definirne in prima battuta la natura benigna o maligna.La mammografia è invece un esame più dettagliato rispetto al precedente. Tramite una radiografia al seno, è possibile focalizzarsi su un’area specifica del seno, per analizzarne le condizioni. Diversamente, attraverso la trasmissione di onde a ultrasuoni, impercettibili agli umani, viene realizzata l’ecografia. Risultano visibili così non solo i tumori, ma anche eventuali cisti o altre patologie. Infine, per ricostruire un tracciato completo del tessuto mammario, si procede tramite un esame detto risonanza magnetica (Mri), solitamente associata alla mammografia. Ma l’analisi più specifica e precisa è quella realizzata con l’ausilio di un chirurgo: si tratta della biopsia e prevede – infatti – l’asportazione di un campione di liquido presente nel seno, per analizzarne la natura e l’origine.