Importanza dello screening ginecologico
Sottoporsi a uno screening ginecologico è di fondamentale importanza sia per le donne in età fertile che per quelle in menopausa. La prevenzione è infatti finalizzata a ricercare eventuali anomalie dell’apparato riproduttivo, che potrebbero negli anni evolvere in patologie più o meno gravi e trattabili. Il senso dello screening è proprio quello di valutare la popolazione apparentemente sana e quindi asintomatica. E’ così possibile rilevare con efficacia e tempestività eventuali positività a malattie potenzialmente pericolose.
Se la maggior parte dei test che è possibile effettuare a scopo preventivo, sono essenzialmente test di diagnosi precoce, capaci di individuare piccoli focolai cancerosi agli stadi iniziali, il Pap test è attualmente l’unico test di screening in grado di rilevare lesioni preneoplastiche, quindi di comunicare al patologo la percentuale di rischio che una donna sviluppi un cancro dell’endometrio o del collo dell’utero, ancor prima che questo si sviluppi.
In cosa consiste lo screening ginecologico?
I test di prevenzione sono al giorno d’oggi una pratica routinaria. Permettono alla donna di monitorare ogni anno il proprio stato di salute con la minima invasività. La visita ginecologica di controllo, sarà principalmente incentrata su:
- ricerca di anomalie dei genitali esterni. Si pensi a gonfiori anomali dati per esempio dalle cisti del Bartolini, oppure a lesioni erpetiche date dall’HSV-2 (Herpes genitale):
- dolorabilità alla palpazione dell’utero e della cervice. Si esegue una palpazione bimanuale, chiedendo alla donna se avverte dolore e valutando la presenza di eventuali gonfiori o masse anomale;
- osservazione della cervice mediante l’inserimento dello speculum. Questo servirà per indagare sull’estensione della zona di pseudoerosione dell’orifizio uterino esterno oltre che sull’eventuale presenza di infiammazioni o sanguinamenti non congrui all’epoca mestruale;
- ecografia pelvica esterna o transvaginale. Per valutare la morfologia di utero e ovaie, scongiurare sindromi o patologie ed evidenziare masse, polipi o tessuto fibroso all’interno della cavità uterina.
Tamponi cervico-vaginali e pap test
Nel corso della visita ginecologica il medico potrebbe effettuare inoltre dei tamponi vaginali e cervicali. Questi sono utili per la ricerca di microrganismi patogeni che potrebbero compromettere la salute riproduttiva della donna. L’esecuzione del tampone è assolutamente indolore, e sarà sufficiente inserire lo speculum e strofinare delicatamente la punta del bastoncino sulle pareti interne della vagina. Una volta inviato in laboratorio si eseguiranno le colture per germi comuni, miceti, mycoplasmi e indagini molecolari per le clamydie.
Il Pap test si esegue invece tramite l’utilizzo di un cyto-brush, uno strumento composto da una spatolina di legno e da un sottile spazzolino di plastica. La spatolina verrà strofinata delicatamente lungo l’esocervice, ossia la parte più esterna del collo dell’utero, mentre il brush verrà effettuato ruotando molto dolcemente le spatole all’interno del canale cervicale.
Una volta terminato il prelievo, la spatolina e lo spazzolino potranno essere strisciati su un vetrino e inviati in laboratorio per lo studio morfologico delle cellule. Al contrario, si potrebbe anche optare per il Thin prep, ossia la citologia in fase liquida, stemperando il cyto-brush all’interno di un contenitore pieno di soluzione fissativa.
Il Pap test sarà in grado di evidenziare la presenza di lesioni preneoplastiche, come le displasie o le metaplasie cellulari, permettendo alla donna di eseguire ulteriori accertamenti in colposcopia, qualora il risultato del test desse esito positivo. E’ bene inoltre ricordare che in caso di Pap test positivo la donna potrebbe essere sottoposta ad uno screening virale, per valutare la sua positività ai ceppi più pericolosi dell’HPV, che la esporrebbero ad un alto rischio di neoplasia.